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Le difficoltà che un bambino affetto da tumore deve affrontare, oltre al pericolo potenziale di morte, sono molteplici: una lunga ospedalizzazione, con l´inevitabile assenza da scuola e la restrizione dei contatti con i coetanei; terapie mediche invasive e talvolta invalidanti; i cambiamenti fisici, quali la perdita o l´aumento di peso, il pallore, la caduta dei capelli, le cicatrici, nonché eventuali mutilazioni. Tali difficoltà hanno un peso devastante nella sua vita, possono rallentare od alterare il processo di sviluppo, ovvero creare dei veri e propri disturbi dell´adattamento. La scuola in ospedale riveste, particolarmente in questo ambito, un ruolo strategico in quanto, garantisce non solo a tutti i bambini degenti il diritto all´apprendimento e alla formazione, ma si configura anche e soprattutto come uno "spazio vitale insostituibile".Uno spazio, questo, in grado di andare oltre le "pareti" dello stesso ospedale per diventare quel ponte, umanizzante e normalizzante, che nella vita del piccolo paziente promuove il ricongiungimento del presente con il passato, "dell´essere malato di oggi" con "l´essere sano di ieri", per orientarsi verso il futuro, "il sarò così" .

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Barbara Barile, pedagogista,è docente di sostegno per la Scuola Primaria presso il MIUR;laureata in Scienze Dell´Educazione presso l´Università Degli Studi Suor Orsola Benincasa(Na), in Scienze della Formazione Primaria presso la LUMSA;tirocinio conseguito nella Scuola in Ospedale del Reparto di Oncoematologia Pediatrica della II Università (Na).

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